Una maratona, si sa, è sempre una grande festa. È il punto di arrivo di un lungo percorso e al tempo stesso la celebrazione di un cammino di crescita sia fisico che mentale. Una festa ancora più grande se è l’ultimo grande appuntamento dell’anno da condividere con i propri compagni di squadra, come avvenuto ieri a Firenze.
Una decina di spartani ha accettato la sfida della regina dell’atletica, percorrendo i 42 km di una gara affascinante, con passaggi in luoghi dalla bellezza mozzafiato (il Duomo, Piazza della Signoria, Ponte Vecchio, solo per citarne alcuni) ma anche molto impegnativa, soprattutto per il fondo sconnesso dovuto ai lastroni di pietra dell’antica città.
Partecipare a un grande evento internazionale ha il grande vantaggio di dispensare una valanga di emozioni: la partenza in mezzo a 12 mila persone che condividono la nostra stessa passione, il flow nei momenti facili della corsa quando le energie sono ancora tutte presenti e il corpo funziona a meraviglia, la sofferenza dopo il 30° km quando tutto diventa più difficile, la commozione al traguardo per aver raggiunto il risultato inseguito con determinazione. Tutti finisher ieri, ciascuno con il proprio motivo speciale per giustificare con il sole abbagliante di Firenze la lacrimuccia che scendeva dal viso, tra debutti, personali migliorati e quel senso di soddisfazione che accompagna ogni impresa riuscita, anche quando non tutto va come pianificato.
Si dice però che la parte più impegnativa del week end sia stata la tradizionale cena di squadra, sabato sera, che ha messo a dura prova la volontà dei nostri atleti, chiamati a resistere alle specialità toscane (dalle pappardelle al cinghiale alla costata di manzo, passando per ogni tipo di fruttura immaginabile) limitandosi alla pasta in bianco con verdure alla griglia, come vuole la prassi spartana pre-corsa. Beh, non proprio tutti…