Clack è il rumore di quando due pezzi si agganciano bene. Ecco oggi la testa ha fatto clack.
Quando è suonata la sveglia ho fatto un veloce check di me stesso e ho avuto una certezza: ero stanco, vuoto, svogliato. L’unico motivo per cui sono uscito dal letto era legato all’impegno preso. Solo questo.
Durante il viaggio continuavo a pensare che poi anche un tempo alto sarebbe stato un successo. L’importante era finire. Arrivo alla partenza e decido di isolarmi. Mi scaldo da solo. Sensazioni ancora peggiori di quando mi sono alzato. Morale a zero. Decido di restare da solo, provo qualche allungo. L’ultimo mi da una sensazione migliore. Non ci faccio neanche caso.
Griglia. Decido di attaccarmi al pacer dell’unoequarantacinque. Lo devo a me stesso ed al coach. Ci siamo detti di farla al massimo e così farò. Ma la testa mi dice che dopo 2 km mi staccherò.
Finalmente si parte. Stacco il cervello e mi faccio portare dal pacer. Due, tre, quattro, cinque. Mi rendo conto che nn sto facendo troppa fatica. Ed il passo è pure più veloce dei 5 al km promessi.
Di colpo ci credo. Spazio cento metri e mi dico: oggi andrà benissimo. La testa ha fatto clack.
Tutto sembra procedere al meglio ed al 15 stacco pure il pacer.
Poi però il buio di colpo. Al 17 la corrente si stacca e la luce si spegne. E qui la testa ci mette una pezza. L’immagine del logo di Barcellona mi si materializza davanti. Dovrò superare crisi ben peggiori di questa. E non posso certo mollare ora.
Poi l’entrata nell’arena. Una sensazione incredibile. Adrenalina gioia che si mescolano e mi fanno sentire di colpo benissimo.
Finish line, medaglia e sorrisi.
Clack